Consumi e stili di vita: tanti futuri possibili e scenari incerti

Guerra e cambiamenti geopolitici, climatici, migrazioni, Intelligenza artificiale e mercato del lavoro, inflazione e possibile crisi economica. Non sono mai stati così tanti i futuri possibili e di conseguenza incerti e cupi gli scenari. Esaurita l’esuberante crescita post pandemica, l’economia italiana perde la spinta dei consumi che hanno sostenuto il Pil nella prima parte del 2023.  Prospettive appesantite dall’eccezionale crescita dell’inflazione che ha abbattuto il potere d’acquisto in una misura pari a 6.700 euro pro-capite. Secondo l’80% dei manager bisognerà aspettare almeno il 2025 prima che la crescita dei prezzi torni ai livelli pre-pandemici.  Di fatto, secondo il Rapporto Coop 2023 – Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e domani, redatto dall’ufficio Studi di Ancc-Coop, nei prossimi mesi il 36% degli italiani ridurrà i consumi.

Lavorare di più per difendersi dal carovita

A fronte di un drammatico impoverimento, la dinamica delle retribuzioni resta insufficiente. Il 70% degli occupati avrebbe bisogno almeno di un’altra mensilità per condurre una vita dignitosa. Da qui la tendenza ad aggiungere lavoro al lavoro come strategia di difesa dal carovita, aumentando il numero di ore lavorate (27%) o eseguendo lavoretti aggiuntivi (25%). Ma a dispetto di questo impegno ulteriore, l’impatto devastante dei prezzi trascina 27 milioni di italiani (+50% vs 2021) in una condizione di disagio duraturo, costringendoli a rinunciare allo standard di vita minimo accettabile almeno in un ambito. Il 10% non arriva a fine mese e un’ulteriore 23% ci arriva, ma teme di non farcela. 

Classe media e GenZ più in difficoltà

Anche se in un qualche modo si sbarca il lunario, si fanno grandi rinunce (20%) o sacrifici. Tra le famiglie middle class meno della metà riuscirebbe a fare fronte senza difficoltà a una spesa imprevista di 800 euro. La categoria più in difficoltà è quella dei giovani: la GenZ (18-34enni) vive in una sorta di apartheid in termini retributivi, e il dislivello generazionale con i boomers è impietoso.
A fronte di una retribuzione media, i primi scendono del 23% mentre i secondi salgono di oltre il 17%. E a parità di inquadramento, un giovane italiano guadagna quasi la metà di un over50.
Non stupisce se il 40% di loro immagina di vivere altrove da qui a 2/3 anni e il 20% sta progettando di farlo.

Un ostinato ottimismo sostenuto dagli psicofarmaci

Eppure, gli italiani continuano a manifestare una sorprendente assenza di rabbia o rancore sociale. La fotografia scattata dal Rapporto è di un Paese certamente inquieto (30%, +6% vs 2022), dove crescono i timori (32% vs 20%), ma che vede rafforzare fiducia (36%), serenità (29%), accettazione (23%) e aspettativa positiva (28%). Un ostinato, pacato, ottimismo che costituisce uno dei grandi punti di forza del sistema Paese, ma che fa emergere anche tutta la fatica quotidiana per tenere insieme i pezzi.
Non sorprende che 1 italiano su 5 faccia un uso più o meno abituale di psicofarmaci, e che i farmaci per ipertensione, gastrite e stress svettino in cima alla classifica dei medicinali più venduti.